domenica 27 giugno 2010

PAN MEINO PER LA FESTA DEL CAVOLO

Qual è l'occasione migliore per far incontrare l'attaccamento alle radici di una lombarda e l'eclettismo di una belga? Di sicuro la Festa del Cavolo!
Un momento in cui tutto è possibile: succede perfino che una torta con polenta e lamponi si leghi con un filo sottilissimo ad un dolce povero della tradizione rurale lombarda, il Pan Meìn...

Ora vi racconto la storia di questo incontro magico...


















Beh, fine della storiella di un parallelo culinario che ci insegna che la Cucina, intesa come arte, altro non è che un rincorrersi di ricette che vengono adattate, declinate o rivisitate con straordinaria maestria dalle menti che sanno farle proprie...
Con questa ricetta partecipo alla Festa del Cavolo che Sigrid ha indetto per festeggiare il successo (meritato) del suo libro "Il libro del cavolo"...

venerdì 25 giugno 2010

FOCACCIA CON ZUCCHINE E ROBIOLA

Focaccia con zucchine e robiola
Pensavo di essere l'unica, pensavo di essere la sola ad avere questa maledetta malattia...Avevo paura di non essere capita, di essere considerata "stramba", di essere tacciata per un'esibizionista...
E invece no!!! Leggiucchiando qua e là mi sono resa conto di far parte di una nutrita schiera di.....modificatrici di ricette!!!

E' un virus contagioso a quanto pare, è una pulsione che si trasmette da foodblog a foodblog, è un impulso che serpeggia nella rete e colpisce chiunque abbia un minimo di fantasia e voglia di sperimentare.
Ormai l'iter lo conosco a memoria: vengo ipnotizzata da una foto, vengo rapita dalla rispettiva ricetta e poi...invece di seguirla alla lettera, i miei neuroni scattano impazziti alla ricerca di quel quid che trasformi la ricetta e che la renda in qualche modo mia...chiamiamola ispirazione, va'...
E talvolta calco talmente la mano che il risultato è così distante dall'originale che invece di essere una mia personale rivisitazione, rischia di diventare una totale invenzione di sana pianta!

E anche stavolta ci sono cascata. Punto di partenza: foto della famosissima e tradizionalissima pizza di scarola vista sul modulo "Pizze, focacce, torte salate" de La Grande Cucina del Corriere della Sera. Secondo step: lettura attenta della ricetta rivisitata da Alfonso Iaccarino. Terzo passaggio, il mio tallone d'achille: la mia personale reinterpretazione della ricetta, ovvero la rivisitazione della rivisitazione...oppure se la vogliamo mettere sull'atto pratico, l'adeguamento della ricetta a quello che il frigo offre!!! E il mio frigo in quel giorno strabordava di zucchine e rigettava due pacchetti di robiola che si avviavano alla scadenza.

Ma alla fine della fiera, che cosa conta?? Conta che, qualunque sia la nostra fonte di ispirazione e dovunque ci spinga la nostra velleiotà di metterci lo zampino, il risultato ci dia soddisfazione e sia apprezzato dai nostri commensali..proprio come in questo caso!

FOCACCIA CON ZUCCHINE E ROBIOLA

Ingredienti per la focaccia:
  • 400 gr di farina 00
  • 20 gr di lievito di birra fresco
  • 1,5 dl di olio extravergine di oliva
  • 1 cucchiaino di zucchero
  • mezzo bicchiere di acqua tiepida
  • sale
Per il ripieno:
  • mezza cipolla
  • 5 zucchine medie
  • 200 gr di robiola
  • sale e pepe qb
Procedimento:

Preparate la focaccia impastando la farina con il lievito stemperato in mezzo bicchiere di acqua tiepida zuccherata. Aggiungete l'olio e il sale e impastate il tutto fino ad aver un composto morbido (nell'evenienza aggiungete acqua a poco a poco). Lavorate l'impasto per almeno 15 minuti, poi riponetelo in una ciotola, dopo aver tracciato con un coltello una croce sulla sua superficie. Coprite con un panno inumidito e lasciate lievitare per almeno 1 ora in luogo caldo.

Nel frattempo tagliate le zucchine a rondelle e fatele stufare in una padella antiaderente con olio e mezza cipolla tritata. Una volta cotte, toglietele dal fuoco e fate intiepidire.

Stendete 3/4 della pasta in una teglia unta d'olio. Punzecchiate con i rebbi della forchetta, poi stendete uno strato di zucchine e uno di robiola. Richiudete con la pasta rimasta stesa. Punzecchiate anche la superficie del secondo disco.
Infornate a forno già caldo a 180° per 15 minuti, oliando leggermente la superficie e spargendo un po' di sale grosso sulla superficie.
Servite calda o tiepida.


Focaccia con zucchine e robiola

domenica 20 giugno 2010

...RED FRUITS PANACEA...

Red fruits panacea
Chi è che diceva che il rosso è il colore dell'estate???? A meno di un giorno dal tanto atteso solstizio d'estate mi sembra che il colore predominante sia, ahimè, ancora il grigio...
Tanto vale allora fare finta che davanti agli occhi ci si palesino distese di papaveri in piena fioritura, grappoli di pomodori succosi e manciate di ciliegie turgide e brillanti...perchè, ammettiamolo, anche solo immaginare il colore rosso ci tira su il morale e ci dà la carica. O no?? Non per niente è il colore per antonomasia dell'energia primordiale (di che colore è ad esempio la lava incandescente o il fuoco??) e della forza vitale (sangue), dell'amore e del calore.
Se il colore è vibrazione, il rosso è vibrazione all'ennesima potenza: è un bang inesploso, è dinamite allo stato puro.

Sebbene io non creda ciecamente nel potere della cromoterapia, sono convinta dell'esistenza di una correlazione tra colore degli alimenti-proprietà benefiche: gli alimenti rossi sono infatti ricchi di licopene e di antocianine che combattono e prevengono le malattie cardiocircolari e tumori. Inoltre è stato testato che la prolungata percezione di questo colore aumenti fisiologicamente il calore corporeo e acceleri il metabolismo.

Anche se il simbolismo cromatico non è un fatto universale, bensì culturalmente determinato (basti pensare al bianco: colore del lutto in Oriente e colore del matrimonio in Occidente), ciò che rimane invariato è il fortissimo impatto che il colore ha sulla psiche dal punto di vista organolettico. Molti studi hanno confermato l'ipotesi che i colori evochino sensazioni anticipatorie gustative ed è per questo che l'industria alimentare, che l'ha capito già da tempo, interviene talvolta artificialmente con coloranti. Il consumatore infatti ha delle categorie mentali relative al colore dei cibi che guidano i suoi giudizi ancor prima di assaggiare gli alimenti e questo pregiudizio inconscio guida anche le nostre scelte da consumatori.

Non è affascinante il modo in cui il colore agisca a livello del nostro subconscio, senza che ne siamo pienamente consapevoli? E come volevasi dimostrare, solo a parlare del colore rosso mi sento già più carica.
Chiudo gli occhi e le distese di papaveri le vedo davvero...

Con questa foto partecipo al giveaway di Deleciously "Something red"

giovedì 17 giugno 2010

ÄPFEL IM SCHLAFROCK

Apfel im Schlafrock
Le foto...il peggior incubo e contemporaneamente la maggior fonte di attrazione di tutte noi bloggers. Alzi al mano chi a volte rimane talmente incantata davanti ad una foto mozzafiato, con tanto di bava alla bocca, da dimenticarsi perfino di leggere la ricetta!
Beh, sarà che ultimamente vivo il cibo in maniera compulsiva, ma a me capita sempre più spesso di rimanere minuti infiniti a contemplare una foto, scrutandone i dettagli, le luci e le ombre...figuratevi che perfino le briciole mi attraggono!

Ecco cosa mi accade quando vedo le foto inarrivabili di certe foodbloggers a cui sono particolarmente affezionata tanto che quando vedo nel blogroll che c'è una loro nuova ricetta (o una nuova foto) non vedo l'ora di fare una capatina da loro per una reverenziale visita.
Non sarebbe corretto fare i nomi delle mie preferite, però uno lo faccio: Fiordivanilla. Che è talmente un vulcano di idee (oltre ad essere una persona dolcissima e un talento giornalistico in erba) da inventarsi un contest sui generis: nel post in cui ci presenta le sue mele in gabbia ci invita infatti a prendere ispirazione dalla sua foto (e che foto!!!) per eseguire una ricetta simile o totalmente rimaneggiata...giusto per vedere fin dove può arrivare la potenza dell'ispirazione.

Appena ho visto le sue mele racchiuse in questo delizioso scrigno di pasta sfoglia (l'averla fatta in casa la rende impagabile!!), la mia mente ha fatto un volo pindarico per atterrare dritta dritta in Austria, dove durante il mio periodo Erasmus ho trascorso talmente tanto tempo nelle Kaffeehäuser da essermi assicurata il diabete per il resto dei miei giorni!
Quando avevo voglia di fare la "salutista", si fa per dire, rifiutavo con sdegno torte multipiano pannose e cioccolatose che costituivano la mia merenda preferita per "ripiegare" sulle Äpfel im Schlafrock....che a dir la verità non penso siano tipicamente austriache, ma nella Kaffeehaus dove mi rintanavo non mancavano mai, forse consapevoli che agli habitué sarebbero scattati prima o poi i sensi di colpa...oppure i primi sintomi di diabete fulminante...

Ecco dove mi ha portato una "semplice" foto...

Ps: avete mai fatto caso ai nomi che assumono le stesse pietanze in paesi diversi???
Le mele imprigionate della nostra tradizione si sono trasformate per magia in Äpfel im Schlafrock ovvero mela in vestaglia...divertente, no??? Che siano le dolcezze che accompagnano il risveglio???

ÄPFEL IM SCHLAFROCK

Ingredienti x 4 mele:
  • 300 gr di farina 00
  • 200 gr di burro
  • 1 presa di sale fino
  • acqua fredda qb
  • 4 mele golden
  • confettura di ribes rossi (io purtroppo ho dovuto usare quella di mirtilli neri...quella di ribes rossi sembrava introvabile!!)
  • gherigli di noci
  • semi di zucca
  • mandorle a lamelle
  • pinoli
  • zucchero a velo
  • miele di acacia
  • 1 tuorlo
Procedimento:

Mescolate la farina con il burro, il sale e un po' di acqua fredda. Formate una palla con la pasta e lasciatela riposare in frigo per almeno un'ora.

Lavate bene le mele (io lascio la buccia) e togliete il picciolo, senza arrivare fino al fondo.
Mescolate insieme le noci, le mandorle, i pinoli (non usate tutta la frutta secca perchè servirà anche per la decorazione) e qualche cucchiaio di marmellata...l'ideale è quella ai ribes rossi.

Stendete la pasta sottilmente e abbastanza velocemente per non far fondere il burro.
Fate delle striscioline, spennellate la buccia delle mele con il miele e fate aderire le striscioline di pasta, formando una specie di spirale.
Ponete le mele distanziate tra di loro in una teglia foderata con carta forno e riempite le mele con il ripieno di frutta secca e marmellata. Spennellate la loro superficie con il tuorlo e decorate facendo un giro con gherigli di noci, uno con le mandorle, uno con i pinoli e uno con i semi di zucca (questa è stata una mia aggiunta...una nota salata secondo me ci sta proprio bene!!). Fate aderire bene la frutta secca premendola nella pasta.

Infornate a 180° e cuocete finchè la pasta non abbia preso colore e le mele siano cotte. Servite calde, ma non bollenti.


Apfel im Schlafrock

lunedì 14 giugno 2010

DECLINAZIONI DELLO SCIROPPO ALLE ROSE

Declinazione dello sciroppo alle rose
Ma quante cose si possono fare con lo stesso ingrediente? Se l'ingrediente in questione è, ad esempio, è la patata, stiamo freschi!!
Se però l'ingrediente è qualcosa di più ricercato, la cosa si fa più interessante...
Lo scorso mese, complice l'abbondante fioritura del mio fiore preferito, il mondo dei food blog è stato inondato da ricette dello sciroppo di rose (ad esempio qui) o dell'acqua di rose (qui)...e io che fortunatamente dispongo del rigoglioso giardino di nonna, potevo farmi scappare l'occasione ghiotta di aggregarmi anch'io alla schiera nutrita di "manipolatrici di rose"??? Certo che no!!!
E devo dire che ho fatto fatica a salvare qualche goccia del prezioso sciroppo, perchè mi sembrava che ogni ricetta di dolci ne richiedesse l'utilizzo...insomma per un periodo è stato peggio del prezzemolo!!!
In questo post raccolgo alcune idee in cui lo sciroppo alle rose ha dato quel twist giusto e inaspettato, quel tocco al contempo leggero, ma riconoscibile che può rendere particolare qualcosa di ordinario.
In piu' giovedì ho conosciuto Csaba Dalla Zorza chez Flamant (Corso Magenta 10 a Milano), ho preso la sua rivista e cosa ho trovato tra gli ingredienti di una torta alle pesche che mi ispirava da morire? Lui, mr sciroppo...

Sciroppo alle rose

1. Sciroppo alle rose (versione 1 di Pan con l'olio)

Ingredienti:
  • 100 gr di petali di rose profumate (non trattate, ça va sans dire)
  • 1 l di acqua
  • succo di un limone
  • zucchero
Procedimento:

Lavate i petali e metteteli in infusione per 24 ore nell'acqua portata a bollore con il succo di limone. Filtrate l'infuso con un colino strizzando bene le rose per ricavarne più essenza possibile.
Per ogni litro di liquido ottenuto aggiungete un kg e mezzo di zucchero e fatelo sciogliere sul fuoco, facendo sobbollire per 25-30 minuti. Infine versate lo sciroppo in vasetti sterilizzati.

yogurt greco con sciroppo di rose
2. Yogurt greco con sciroppo di rose e pistacchi (vedi anche Semplicemente Pepe Rosa)

Ingredienti:
  • 1 vasetto di yogurt greco
  • sciroppo alle rose q.b.
  • pistacchi spellati
Cocktail estivo
3. Cocktail estivo

Ingredienti x 4 flute:
  • sciroppo alle rose
  • Bacardi Breezer al pompelmo
  • Acqua brillante (o Sprite)
  • foglioline di menta nei cubetti di ghiaccio

Torta alle pesche di Csaba
4. Torta di pesche profumate di Csaba (p.39 di "Good Living")

Ingredienti:
  • 6-7 pesche piccole mature
  • una base di pasta brisée di 25 cm (questa è infallibile...grazie Sara---e Knam!)
  • 2 uova
  • 115 gr di zucchero
  • 4 cucchiai di farina
  • 1/2 cucchiaino di acqua di rose (io ho messo lo sciroppo e ne ho messo un po' più di mezzo cucchiaino;-))
  • 110 gr di burro
Procedimento:

Cuocete la base di pasta brisée con il metodo della cottura alla cieca a 180°C per 10/15 minuti. Togliete dal forno e fate raffreddare. Tagliate le pesche a spicchi spessi e riponeteli nella pasta brisée con la polpa verso l'alto. Montate le uova con lo zucchero con lo sbattitore elettrico fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso, poi incorporate la farina e lo sciroppo alle rose. Scaldate il burro in un pentolino e versatelo a filo nel composto sempre sbattendo. Versate il composto sulle pesche e infornate per 35 minuti. Coprite la torta con carta stagnola e infornate per altri 15 minuti o finchè la crema si è addensata. Servite la torta fredda e accompagnata con un ciuffo di panna montata, come suggerisce Csaba.

venerdì 11 giugno 2010

TROVA LE DIFFERENZE!!! PRUGNE IN GABBIA ALLO STILTON

Prugne allo stilton
Come vi dicevo nel precedente post ho voglia di vacanza...peccato che molto probabilmente quest'anno mi vada male e quindi nada de nada!!!!
E sempre a proposito di vacanze, voi cosa leggete sotto l'ombrellone??
Ok, ok, la so già la risposta: libri di cucina, food style etc etc...ma oltre a quello? O per lo meno quando eravate piccine?
Io ero una lettrice accanita di Topolino (anche il papy, eheh) e avevo tutta una serie di libri del Battello a Vapore, una collana per bambini. Poi quando sono cresciuta, ho abbandonato i fumetti e i romanzi per i piccoli e sono diventata un'appassionata della Settimana enigmistica. Tuttora, ogni volta che vado in vacanza, è un must che non può mai mancare nella mia valigia. Appena la compro, salto a piè pari i cruciverba (li riprenderò dopo...) e mi fiondo sulla prova di intelligenza e su quei quiz che mettono alla prova la vista, tipo "Aguzza la vista" o "Trova le 7 differenze"...

Bene, visto che non mi voglio privare di questi piccoli piaceri in quest'estate senza vacanze, che ne dite di giocare con me a "Trovate le differenze"?????
Ho rifatto la ricetta di copertina di "Al forno" di Nicola Pavan (l'ho comprato appunto per la foto in copertina, a voi capita mai di comprare un libro solo per questo???) e a voi tocca identificare le innnnnnnnumerevoli differenze tra le due versioni... Giocate?

Ps: vi lascio anche la ricetta copiata pari pari da pag.146 di "Al forno" di Nicola Pavan.
Vi dirò, non è che mi sia venuta un granchè dal punto di vista del gusto: non so se sia dovuto all'utilizzo del gorgonzola al posto dello Stilton o alla qualità di prugna utilizzata...Chissà magari a voi va meglio!

PRUGNE IN GABBIA DI SFOGLIA RIPIENE DI STILTON (NICOLA PAVAN)

Ingredienti:
  • 2 prugne piuttosto grandi mature
  • 100 gr di pasta sfoglia già stesa
  • 60 gr di Stilton
Procedimento:

Tagliate via la parte superiore delle prugne e togliere il nocciolo e una piccola quantità di polpa con un piccolo scavino. Lavorate un poco il formaggio tra le dita, infilatelo nelle prugne e richiudete con la parte superiore. Ritagliate sei strisce di pasta sfoglia della lunghezza necessaria a fasciare dal basso verso l'alto la prugna.
Incrociate tre strisce e unitele alla base appiattendole con il dito. Sistemateci la prugna e unite le strisce, una alla volta, in alto (potete spennellare con pochissimo uovo sbattuto perchè si saldino meglio), Coprite con una fogliolina ricavata dalla pasta sfoglia e se avete una mela in casa staccate il picciolo e infilatelo in alto, attaccandoci la foglia, l'incrocio delle strisce e la prugna stessa. Se volete spennellate con l'uovo sbattuto, spolverate con qualche grano di sale e passate al forno caldo a 190°C in una teglia coperta con un foglio di carta da forno.
Nota: se non trovate lo Stilton potete sostituirlo con un formaggio erborinato a piacere.

mercoledì 9 giugno 2010

PARDULAS...AL CUCCHIAIO

Pardulas al cucchiaio
I miei sono appena tornati dalla Sardegna. Beati loro, oserei dire. Beati loro perchè in questo momento avrei proprio bisogno di prendere e partire, di andare al mare e lasciare che il profumo della salsedine mi passi tra i capelli.
Ormai sono anni che dopo essermi girata il mondo (vabbè dai, diciamo l'Europa...) faccio la solita capatina in Sardegna in estate, giusto per dare il colpo di grazia al girovita e per rinfrancarmi lo spirito prima di rientrare al solito tran-tran milanese.

Leggendo qua e là nei blog vedo però che non sono stata l'unica ad essere colpita dal virus serpeggiante del "con questo caldo non ho voglia di cucinare". Infatti anche io gira che ti rigira vado a finire sempre sui soliti quattro piatti e per quanto riguarda i dolci, il forno è diventato "l'intoccabile".

E' per questo che il mio omaggio alla Sardegna, si è trasformato in un facile dolce al cucchiaio: invece delle pardulas vere e proprie, vi propongo solo il ripieno, che è il sunto di quello che io amo di più, ovvero la combinazione di ricordi di infanzia con le spezie che apprezzo di più da "grande" (si fa per dire ;-)). Per una bambina che come me ha sempre odiato lo zabaione, il "ricostituente naturale" preparato dalla nonna in momenti di maggior stanchezza si concretizzava in un po' di ricotta sbattuta con moooolto zucchero...un composto a volte talmente dolce da divenire nauseabondo, ma si sa che per una pargola la categoria di "troppo dolce" non era ancora stato inventariato! Il tocco di zafferano, la spezia che prediligo, è veramente la ciliegina sulla torta, anzi no, sulle pardulas.

Gli impavidi che hanno l'ardore di accendere il forno con questo caldo si leggano la ricetta completa delle pardulas; chi opta invece la versione al cucchiaio saltino direttamente alla preparazione del ripieno (non aggiungete però le uova previste nella ricetta perchè nella realizzazione delle pardulas vere e proprie vengono cotte!! Con questo caldo poi, meglio evitare le uova crude!!!!!)

Un consiglio: non esagerate con le porzioni. A differenza dei bambini, negli adulti la categoria "troppo dolce" è già ben sviluppata...al massimo accompagnate la crema con delle lingue di gatto così da spezzare la monotonia della crema.

PARDULAS...AL CUCCHIAIO

Ingredienti per la pasta:
  • 250 gr di semola
  • 40 gr di burro
  • 1,5 dl di acqua tiepida
  • 1 pizzico di sale
Per il ripieno:
  • 400 gr di ricotta (per le pardulas si usa di solito quella di pecora, ma per un dolce al cucchiaio può risultare un po' troppo forte)
  • 60 gr di zucchero semolato
  • 2 bustine di zafferano
  • scorza grattugiata di un limone
  • 2 uova (solo per chi vuole realizzare le pardulas, per la ricetta al cucchiaio bypassate)
  • zucchero a velo o semolato per decorare
Procedimento:

Lavorate 200 gr di semola con il burro e aggiungete poco a poco anche l'acqua tiepida in cui è stato dissolto un pizzico di sale fino. Dovete ottenere un impasto liscio e compatto, che avvolgerete in una pellicola trasparente e metterete in frigo a riposare per 2-3 ore.

Montate a crema la ricotta con le uova, aggiungete la semola rimasta (50 gr), lo zucchero, lo zafferano e la scorza di limone.

Stendete la pasta con un mattarello in una sfoglia sottile e ottenete dischi dal diametro di circa 10 cm. Mettete al centro un po' di composto di ricotta e zafferano e sollevate i bordi del disco, pizzicandoli tra due dita in otto punti, di modo che si formi una scodellina (se non avete capito una cicca guardate qui).

Appoggiate le pardulas sulla placca del forno rivestita di carta forno e infornate a 160° per 25 minuti. Lasciate raffreddare e cospargetele di zucchero.

Ps: le mie pardulas non si sono gonfiate come quelle a cui sono abituata...probabilmente nell'impasto le massaie sarde ci aggiungono anche una puntina di lievito o bicarbonato...mah, appena torno in Sardegna me lo faccio spiegare. Ho letto in rete che qualcuno aggiunge il carbonato di ammonio, o forse il trucco sta nell'aumentare il numero delle uova, che sapete hanno la proprietà di gonfiare i composti..Boh, chi sa qualcosa in più faccia un fischio!

lunedì 7 giugno 2010

IL PANINO ITALICO


Ok, i mondiali sono alle porte. E io come ogni volta mi ricorderò che anche l'Italia sta partecipando al torneo solo nel momento in cui la nostra nazionale riesce -si spera- ad arrivare ai quarti...Solo allora infatti scatta la voglia di seguire le partite, di ascoltare le formazioni e rivedere i goal della giornata.. Sì lo so, è un atteggiamento un po' opportunista, ma in primis sono una donna quindi mi manca il gene "calcio al primo posto, ovunque e comunque" e in secundis trovo la prima fase del torneo veramente noiosa.
Quest'anno però non so se andrà anche peggio di così: la mia pancia di interista è calcisticamente parlando già bella piena e non sono quindi in cerca di altre soddisfazioni che arrivino dal Sudafrica.
Però il contest di La Cucina di qb "Il Panino con la coppa" ha evocato in me ricordi infantili di serate passate con gli zii a vedere le partite della nazionale rigorosamente seduti intorno al tavolo (guai a cambiare posto, la scaramanzia non è mai troppa) con l'immancabile panino e salame e bicchiere di vino rosso (io solo spuma...)
Allo stesso modo il contest mi ha fatto riflettere sul clichè che vuole l'Italia unita solo in occasione dei mondiali di calcio, luogo comune in cui intravedo, ahimè, un barlume di verità. Grazie a Dio il calcio non è l'unico collante di un paese che riscopre il patriottismo ogni quattro anni: sono sempre più convinta che sia la ricchezza enogastronomica, che da nord a sud, da est a ovest, ci regala delle chicche che tutto il mondo ci invidia (e ci copia) a darci un'identità di popolo.
Ecco perchè per questo contest ho fatto un bel lavoro di ricerca e sono arrivata a creare un panino che, per quanto sia di semplice realizzazione, è l'emblema della qualità dei nostri prodotti.
Solo 2 precisazioni: 1) Perchè ho scelto il tradizionale panino e non i modaioli finger food?? Perchè, come tutti ben sappiamo, l'italiano medio è talmente immerso nella sua fase catatonica durante la partita che non ha minimamente voglia di distrarsi e distogliere lo sguardo dallo schermo per arraffare un finger food: azzanna con ingordigia qualsiasi cosa gli si piazza in mano all'inizio della partita, curandosi ben poco se sia o meno commestibile.
2) Perchè la carne? Perchè è la degna compare dell'elemento che per eccellenza diventa l'appendice della mano del suddetto italiano medio: la birra. Che a mio modo di vedere, rappresenta la socialità e la democraticità per eccellenza, in un momento in cui si moltiplicano i wine bar e si sorseggia parsimoniosamente un calice riempito per 1/3 da preziosissssimo vino...

Beh, ora vi lascio la lista della spesa: ovvio che può diventare una valida scusa per farsi un bel giretto lungo tutto lo stivale...Bisognerà pure sfamare i nostri catatonici, no?
Ps: Ah, qualcuno si è anche accorto dalla foto che ho ricreato il tricolore???

PANINO ITALICO
Ingredienti:

Pestate in un mortaio i pistacchi di Bronte spelati con abbondante olio di oliva pugliese. Tagliate a metà il panino di patate leggermente scaldato e spalmate sulla fetta uno strato di pesto di pistacchi. Adagiate sopra scaglie di ricotta salata e ponete in cima il carpaccio di carne Fassona condito con un filo di olio e una macinata leggera di pepe nero. Richiudete il panino e datelo in pasto ai catatonici davanti alla TV, accompagnandolo con una bella birra fresca...italiana, mi raccomando!

Con questo panino partecipo al contest di La Cucina di qb "Panino con la coppa"

Il panino con la coppa

sabato 5 giugno 2010

PULPO A LA GALLEGA


Pulpo a la gallega

Come promesso nel post precedente, eccomi qui a raccontarvi di una ricetta tipica della Galizia, regione all'estremità nord-ovest della penisola iberica, che è facilissima da rifare a casa e che in più ha tutte le carte in regola per diventare un piatto must dell'estate: il pulpo a la gallega. Assaporato per la prima volta a ridosso del Natale in una tipica pulperia di La Coruña, il pulpo a la gallega è uno di quei piatti che colpiscono per il sapore deciso e per la convivialità intrinseca nella sua degustazione: in questa piccola osteria con tavolacci e panche di legno grandi porzioni di pulpo a la gallega venivano infatti servite al centro della tavolata su taglieri rotondi di legno, con tanto di stuzzicadenti per infilzare in maniera "al-diavolo-il-bon-ton" i succosi tentacoli che trasudavano condimento...ragazzi, una roba da svenimento! E il tutto innaffiato da litri e litri di vinello nostrano servito in mini-brocchette consegnate agli avventori...Una piccola chicca, che mi sono portata a casa come souvenir, anzi recuerdo, di questo splendido posto.

Vi lascio con una carrellata di immagini di questo angolo di paradiso...ditemi voi, ci credete che queste foto sono state scattate qualche giorno prima di Natale, mentre l'Italia era paralizzata dalla neve???

In senso orario: Simbolo della città, Torre d'Ercole, Piazza Maria Pita, veduta dall'Osservatorio San Pietro

Vedute di La Coruña


Churros e cioccolata calda (Churreria-Chocolateria "Bonilla a la vista"), tapas all'Estrella Galicia, cannolicchi, gamberoni e cozze (affette da gigantismo!!)


PULPO A LA GALLEGA
Ingredienti:
  • 1 kg di polpo
  • paprika in polvere
  • olio evo
  • sale grosso
Procedimento:

Lavate bene il polpo in acqua fredda (per rendere il polpo ancora più morbido leggete i miei consigli alla fine della ricetta).
Ponete una grossa pentola riempita d'acqua non salata sul fuoco e portatela a ebollizione. Non appena bolle introducete ed estraete per almeno 3 volte il polpo tenendolo per la testa, affinchè i tentacoli si arriccino e si ammorbidiscano. Cuocete per circa 1 ora con un coperchio: di solito si calcolano circa 20 minuti per 500 gr di polpo, ma controllate la cottura affondando un coltello.
Una volta cotto spegnete il fuoco e lasciatelo raffreddare nella sua acqua di cottura. Poi toglietelo dalla pentola con una pinza, ponetelo su un tagliere e tagliatelo a tocchetti e conditelo con abbondante olio, spolverata generosa di paprika e sale grosso.

Le rondelle di polpo possono essere servite intervallate da fette di patate lessate nella stessa acqua dove è stato cotto il polpo.

Non servite il polpo freddo, al massimo tiepido, ma l'ideale è abbastanza caldo, così si dà tempo al sale grosso di sciogliersi.

Consiglio: Per essere sicura di avere un polpo morbido, io lo congelo appena comprato così le fibre si rompono. Alcuni lo battono con il batticarne, ma io trovo che il congelamento sia una tecnica migliore per arrivare allo stesso risultato!
Anticamente i pescatori sbattevano i polpi pescati più volte sulle rocce o a terra per distendere la nervatura dei tentacoli e rendere le loro carni più tenere.

giovedì 3 giugno 2010

SALIR DE TAPAS ATTO SECONDO: IL SALMOREJO

Salmorejo
Che senso ha partecipare a dei corsi di cucina così interessanti, come quello tenuto da Erborina, alias Alicia, con la collaborazione di Food and Foodies e fare un tuffo carpiato nella cucina spagnola, se poi non ci si cimenta in prima persona???
E grazie a Dio, io avevo anche l'incentivo per non lasciar cadere cotanta bontà nel dimenticatoio: la promessa fatta al moroso, con una passione neanche troppo latente per la patria della corrida, di riproporgli una cena a base di tapas spagnolite. E devo ammettere che anche io, che possiedo un pezzettino di cuore crucco (Deutsch(land) über alles), mi sono ultimamente scoperta un'amante dell'Espa

ñ

a e dei suoi ritmi- per non dire dei suoi colori, sapori e profumi...
Tutto è nato durante la mia capatina a La Coruna a trovare il suddetto moroso, che era là a studiare -leggi: ingozzarsi di tapas e di Estrella Galicia. Dopo scorpacciate infinite di mariscos (berberechos e navajas sono da far perdere la testa) e di pulpo a la gallega, sento che se non il cuore, per lo meno un appendice del mio corpicino è diventata a strisce gialle e rosse..
In piu' avevo promesso al bevitore ufficiale di Estrella Galicia summenzionato che al suo ritorno gli avrei rifatto con le mie manine una ricetta gallega, giusto per non staccare drasticamente il cordone ombelicale che ormai si era creato...ed eccomi a spadellare in una splendida giornata di giugno (ma neanche troppo, gli spagnoli in merito sanno il fatto loro...) e preparare un set di tapas da veri intenditori. Ovvio che la maggior parte delle tapas sono quelle proposte da Erborina, ma il pulpo a la gallega (che crea una forte dipendenza, provare per credere) è un omaggio personale a colui il quale mi ha regalato il volume di Cocina Gallega e che soprattutto ha fatto innamorare un'algida filotedesca di questa parte meravigliosa del globo...

Ecco il menu della serata:
- Bicchierino di Salmorejo a la manera di Erborina (ricetta più in basso)
- Pincho de queso manchego e membrillo (ovviamente ho usato la cotognata già pronta, che non era neanche lontanamente paragonabile a quella preparata dalle sante mani della mamma di Alicia)
- tortilla de patatas (con annesso capovolgimento da applausi)
- pulpo a la gallega (la ricetta nel prossimo post, promesso)
- ensaladilla rusa

Mi rincresce non aver fotografato tutto questo ben di dio, ma la fame era davvero molta...Pero' il pulpo a la gallega è stato immortalato!!!
Oggi però ricetta del Salmorejo, imparentato ma mille volte più buono del gazpacho, che è il piatto che mi ha colpito di più durante il corso e che, a mio avviso, è l'ideale per aprire una cena estiva in compagnia di amici...

SALMOREJO A LA MANERA DI ERBORINA

Ingredienti per 4/6 persone:
  • 200 gr di pomodori rossi maturi
  • 200 gr di pane raffermo
  • 1 spicchio d'aglio (facoltativo, io infatti non l'ho messo)
  • olio evo qb
  • sale qb
  • aceto di Jerez qb (io ho dovuto, ahimé accontentarmi del "banale" aceto di vino rosso)
Come decorazione:
  • 2 uova sode (io non le ho messe, così è piu' light,ehehe ;-)
  • 50 gr di Jamon Serrano
  • 150 gr di tonno sott'olio
Procedimento:

Bagnate il pane raffermo (il pane toscano va benissimo) con un po' di acqua calda e aceto.
Tagliate i pomodori (devono essere belli maturi) a pezzi e frullateli nel mixer. Aggiungete anche il pane bagnato, strizzandolo se è troppo inzuppato. Frullate il tutto con il mixer, versando a filo l'olio fino ad ottenere una crema.
Aggiustate di sale e poi passate il tutto nel passaverdura.
Fate riposare il tutto nel frigorifero (sarebbe meglio preparare tutto al mattino per mangiarlo alla sera).
Guarnite con pezzi di uova sode, un trito di Jamon Serrano e tonno.

Come vi anticipavo, se servito in piccole quantità in un bicchierino, il Salmorejo diventa un antipasto estivo davvero perfetto!

Salmorejo dettaglio

martedì 1 giugno 2010

BISCOTTI AL GELSOMINO

biscotti al gelsomino
Mi piace viaggiare, perchè amo visceralmente fondermi e annullarmi in una cultura diversa, assaporandone i sapori, odorandone gli odori e ascoltandone i suoni più nascosti...ma penso che non potrei far a meno dei profumi di casa mia: il sugo che sobbolle, i biscotti appena sfornati, il profumo di mela e cannella che ogni tanto la mamma spruzza in casa per infondere nell'ambiente una nota nuova e speziata...ma soprattutto il profumo intenso e inebriante delle siepi di gelsomino in fiore. Non è così inconsueto che nelle mattinate di fine maggio io venga svegliata da questo profumo proveniente dal giardino sotto la mia finestra...ed è uno dei risvegli più dolci che ci si possa augurare.
E cosa c'è di meglio che continuare su queste note floreali anche a colazione?? Io che amo il thé in tutte le declinazioni (sono capacissima di bermelo anche sotto l'ombrellone a Ferragosto...chissene delle ustioni...) sono sempre alla ricerca di biscottini sfiziosi per accompagnare la mia colazione e molto spesso me li preparo da sola.
Quelli che ho sfornato stamattina secondo voi che profumo potevano avere, se non quello del gelsomino???

BISCOTTI AL GELSOMINO

Ingredienti per una ventina di biscotti:
  • 30 fiori di gelsomino (vedi nota in basso!!)
  • 500 ml di acqua
  • 300 gr di farina
  • 100 gr di burro fuso
  • 1/2 cucchiaino di lievito per dolci
  • 100 gr di zucchero semolato
  • zucchero semolato per cospargere
Procedimento:

Fate bollire l'acqua e immergete i fiori di gelsomino: lasciate in infusione per mezza giornata coprendoli per non far disperdere il profumo.

Lavorate lo zucchero con l'uovo, aggiungete la farina, il lievito e il burro fuso. Aggiungete anche 3 cucchiai di infuso al gelsomino. Lasciate riposare l'impasto ricoperto dalla pellicola in frigorifero per almeno un'ora, poi stendetelo con un mattarello infarinando la spianatoia ( e il mattarello, ça va sans dire...) e ritagliate i biscotti con degli stampini (io ho usato quello a forma di stellina).

Mettete i biscotti su una placca da forno ricoperta da carta forno, cospargete la superficie con abbondante zucchero semolato (non a velo) e infornate a 180° per 20 minuti.
Lasciate poi raffreddare su una gratella per dolci.

Ottimi se gustati accompagnati da un Jasmine Green Tea, anche freddo se preferite...

N.B.: Grazie mille a Lenny per la preziosa e importante precisazione che mi ha inviato e che ha ripreso a sua volta da Enza: a quanto pare quello che è appena sbocciato nel mio giardino non è il vero gelsomino, bensì è il falso gelsomino o trachelospermum jasminoides o rincospermo che è addirittura velenoso...Perciò nel caso voleste rifare la ricetta assicuratevi che non sia di questo tipo...Se qualcuno se lo stesse chiedendo comunque, a casa mia non c'è stato nessun morto nè ferito!

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